Le rotte atlantiche

La regione atlantica a nord e sud dello stretto di Gibilterra rientrava tra le aree d'influenza fenicia di grande importanza strategica. La frontiera con il mondo greco e romano, come separazione netta rispetto con questi sistemi politici si sviluppa a nord e ad ovest del Mediterraneo passando per la Sicilia per arrivare fino alle colonne d’Eracle. All’interno di questa frontiera, fortemente caratterizzata dal punto di vista ideologico, si pongono le aree puniche «al di là del Bel Promontorio» politicamente ed economicamente importanti e protette, interdette ai Romani nel primo trattato con Roma (Polibio III, 22-23). Tale frontiera non ha un tracciato definito in ogni sua parte, ma delinea in modo netto le aree di influenza. La più antica testimonianza della conoscenza della rotta atlantica da parte dei Fenici si ricava dal racconto del viaggio compiuto nel V secolo a.C. dal cartaginese Imilcone che, secondo le testimonianze di Plinio e Avieno, puntando a nord, compì una spedizione di quattro mesi lungo le coste atlantiche e, costeggiando le coste oceaniche della Francia, raggiunse la Bretagna e forse le Cassiteridi (gr. Κασσιτερίδες) nome dato in antico a più isole dell’arcipelago britannico sud-occidentale e alla Cornovaglia, per via dei giacimenti di stagno (gr. κασσίτερος). Al proposito interessante è il racconto di Strabone (Geografia, III, 5,11) secondo cui un armatore punico, partito da Cadice verso nord essendosi accorto di essere seguito da alcune navi spie romane, preferì fra incagliare la propria nave sugli scogli piuttosto che condurre i suoi inseguitori su tale itinerario. Salvatosi e ritornato a Cartagine, fu premiato e gli fu rimborsato il carico perso. Non sappiamo quali merci trasportasse, ma possiamo certamente ipotizzare che la segretezza della rotta fosse lega al commercio dei metalli che fu tra le esigenze economiche primarie che determinò, a partire dall’inizio dell’VIII sec. a.C., la frequenza fenicia della Penisola Iberica con Cadice, polo di attrazione e di irradiazione nella gestione della rete commerciale dell’estremo Occidente che va dall’estuario del Tago alla valle del Quadalquivir, a Lixus e Mogador nel Marocco atlantico, all’Extremadura e la zona più occidentale della meseta. Il sito su cui sorge l'antica Gades è, infatti, strategico e posto alla confluenza di tre grandi circuiti commerciali preesistenti alla stessa fondazione fenicia: il circuito atlantico, quello mediterraneo, quello tartessico.

La rotta atlantica toccava inevitabilmente il Portogallo dove le più recenti indagini archeologiche hanno documentato la presenza di insediamenti fenici lungo tutta la costa e il nord della Spagna. Tra i rinvenimenti di grande interesse si cita in particolare il rinvenimento di monete di Cadice, Abdera ed Ebusus nel porto di Bares in Galizia. Il capo nei pressi di questa località è chiamato Punta da Muller Mariňa che secondo A. González-Ruibal potrebbe identificarsi, come già ipotizzato da E. Aubet, con il Capo di Venere citato nell'estremo nord dell'Iberia nel periplo di Imilcone (Avieno, Ora Maritima, 158).

Dalle coste spagnole la rotta doveva proseguire lungo quelle francesi segnata dai rinvenimenti di monete puniche  a Bidart (Pirenei versante atlantico), Soulac (Gironda), Les sables d'Olonne e  l'île de Noirmoutier (Vandea), Quimper e Penmarc'h (Sud Finistère), Ploulec'h (Côtes-du-Nord). Una suggestione per i siti della Gironda ci sembra degna di essere sottolineata. L. Murin per il sito Les Santons, dove è stata rinvenuta una interessante quantità di monete greche che evidenziano il ruolo di "relais joué par le pays santon à l'une des extremités de l'isthme gaulois”, ipotizza che il sito potesse essere stato il  punto d'incontro tra la rotta marittima atlantica e quella fluviale lungo la Loira che partiva da Massalia per l'approvvigionamento di metalli e, che al pari di quella marittima dei Fenici, era tenuta segreta dai Greci.

In questa prospettiva di ricerca assumono una particolare rilevanza le monete puniche e neopuniche rinvenute sulle coste meridionali della Gran Bretagna. Al momento e basandoci esclusivamente sul materiale edito, gli esemplari censiti sul territorio britannico sono 104: Anche questo aspetto della ricerca è tutto da approfondire ma ci sembra interessante riproporre il dato segnalato da J.M. Doyen sul rinvenimento di Navan Fort in Irlanda, in un contesto della fine dell'Hallstatt, di uno scheletro di un cercopiteco (Macaque sylvanus) originario dell'area dello  Stretto di Gibilterra e che per lo studioso è un chiaro indizio di una provenienza "fenicia" dell'animale.

Da queste brevi riflessioni emerge quindi un quadro complesso e variegato delle problematiche legate alla distribuzione delle monete puniche sul suolo francese e in generale dell'Europa continentale e insulare del Nord. Se, la notevole quantità di monete puniche nel sud della Francia, è chiaramente riferibile ai circuiti commerciali mediterranei, di più difficile comprensione risulta la dispersione degli esemplari nelle aree continentali ed atlantiche della Francia e in particolare la loro presenza nella regione di Reims e del Belgio che rimane il punto di partenza della nostra indagine.