The Ancient Mines of the Western Mediterranean: Archaeological and Archaeometric Study
Il progetto intende definire il quadro storico delle tecniche estrattive, pirometallurgiche, di lavorazione dei metalli nel Mediterraneo e nell’area Atlantica in epoca preromana. Lo studio vuole, inoltre, approfondire le dinamiche legate alla gestione delle risorse prime e della loro commercializzazione nella più ampia economia del Mediterraneo.
Il punto di partenza e il fil rouge del progetto è lo studio e la valorizzazione dei territori toccati dall’espansione di Cartagine in Occidente caratterizzata da una fiorente attività commerciale e da una costante ricerca delle materie prime. In particolare, il reperimento e il commercio dei metalli hanno caratterizzato fin dall’VIII sec. a.C. la frequenza fenicia della Penisola Iberica, della Sardegna, del Nord-Africa e della rotta atlantica fino alla Bretagna e forse le isole Cassiteridi (nome dato in antico a più isole dell’arcipelago britannico sud-occidentale e alla Cornovaglia, per via dei giacimenti di stagno), determinando anche la diffusione delle più avanzate tecnologie di trasformazione dei metalli messe a punto nel Vicino Oriente.
La ricostruzione del processo produttivo, che, in epoca antica, dal reperimento del materiale grezzo porta al manufatto finito, necessita di un’indagine che affronti problematiche molto diverse tra loro. In primo luogo, l’individuazione dei bacini minerari di provenienza del metallo, per i quali molto spesso si deve partire dallo studio dei siti sfruttati in epoche medievale e moderne; alle vie di trasporto dello stesso verso i centri di lavorazione, con la valutazione dei profondi cambiamenti operarti al paesaggio in epoca contemporanea. Importanti anche l’individuazione delle officine metallurgiche; alla gestione politico-amministrativa del ciclo nel suo complesso. Lo studio di tutti questi aspetti impone un approccio articolato che sia in grado di integrare le risultanze archeologiche (per la restituzione del paesaggio dei siti di estrazione e primo smelting e l’individuazione delle aree di lavorazione extraurbane ed urbane); i dati archeometrici (per una corretta interpretazione delle analisi chimiche e fisiche eseguite sui metalli e la ricostruzione delle tecniche pirometallurgiche); le risultanze storiche (per approfondire e chiarire l’incidenza economica, amministrativa, politica e sociale dell’industria metallurgica sui sistemi regionali e urbani delle diverse aree interessate).
Il progetto quindi deve prendere in esame le miniere antiche ricostruendone le diverse fasi storiche di sfruttamento o abbandono e il sistema territoriale ad esse connesso. La scelta dei filoni da coltivare in antico era legata non tanto alla qualità del materiale quanto alla facilità di estrazione e di accesso alle aree caratterizzate da fosse di coltivazione a cielo aperto, brevi gallerie o pozzi poco profondi. Altrettanto importanti erano le rotte marittime e le vie di penetrazione verso i bacini più interni che dovevano essere accessibili e interconnessi a centri di smistamento e lavorazione adatti ai metalli prodotti.
Nell’economia globale di questo sistema non può essere dimenticata l’importanza dei rapporti con le popolazioni locali, che nella maggior parte dei casi gestivano, almeno fino ad una certa epoca, le miniere di estrazione.