Albania

L’Albania dal 2018 è diventata un focus scientifico importante per uno studio integrato che segue il minerale dalle sue aree di estrazione (prendendo in considerazione i relativi cambiamenti nel paleo-ambiente e la caratterizzazione della frequenza antropogenica) fino all'ottenimento del prodotto finale, per una migliore comprensione del ciclo produttivo completo riferito al periodo pre-romano e romano.

Oggi, strumenti scientifici tecnici e analitici come GIS, telerilevamento, droni, scanner laser, cartografia geomorfologica, indagini geofisiche e archeologiche, archeometallurgia, analisi archeometriche, sono strumenti che consentono di ricostruire il panorama economico storico dell'Albania antica.

 Il “Programma Albania” si è sviluppato in tre filoni diversi ma convergenti:

2018-2020: Accordo bilaterale CNR/MOES (Albania) Accordo bilaterale CNR/MOES (Albania) “Applicazione dei metodi multidisciplinari per l’indagine sulle antiche attività minerarie in Albania”, responsabile del progetto per l’Albania prof. Ilirjan Gjipali, dell’Institute of Archaeology in Academy of Albanological Studies di Tirana e dr. Lorenza-Ilia Manfredi  Istituto di scienze del Patrimonio culturale (ISPC)-CNR responsabile da parte italiana.

L’obiettivo del progetto è la definizione del quadro archeologico, geologico storico e tecnologico che descriva il ciclo produttivo, le tecniche estrattive, pirometallurgiche e di lavorazione dei metalli, la gestione delle risorse nell’Albania, e il loro ruolo nell’economia dell’area adriatica antica. Più in generale tale studio vuole essere l’inizio di un più vasto progetto che veda il ricco patrimonio acheominerario dell’Albania inserito nel contesto economico e produttivo antico europeo e mediterraneo.

Dalle prospezioni eseguite nel 2018 e 2019 si sono individuate le aree di maggior interesse e avviata la mappatura delle aree. Si sono analizzati i distretti minerari dell’Albania settentrionale, dove sono localizzate circa 25 miniere, 4 impianti mineralurgici, 1 impianto metallurgico, con particolare attenzione ai distretti di Puke e Shkoder. In quest’ultima area alla confluenza dei fiumi Bojana (Buenë) e Drin, si è proceduto a un primo sopralluogo. Nell'area che circonda l'ubicazione attuale della città, già occupata dal paleolotico, sono attestate miniere di rame a Palaj – Karme (riserve calcolate più di un milione di tonnellate) e Turrec (riserve calcolate 350.000 di tonnellate). Inoltre, si è proceduto ad una prima prospezione nella miniera di rame abbandonata di Rubik (41°46′N 19°47′E ; nel centro-nord dell'Albania, lungo la strada nazionale SH30 che collega la regione di Tirana / Lezhë con Rrëshen / Kukës e la nuova A1 / SH5 Albania-Kosovo), che risulta anch’essa di notevole interesse per la ricchezza del metallo e il probabile utilizzo anche in epoca antica.

In base ai dati acquisti ed elaborati nell’ambito del progetto bilaterale, dal 2019 il dr. Pasquale Merola (ISPC-CNR) è direttore della missione archeologica CNR-MAECI “Dati archeologici e telerilevati per lo studio dei paesaggi minerari dell'antica Albania”. Il progetto in collaborazione con il prof. Hamza Reci del Polytechnic University of Tirana, Institute of Geosciences, Energy, Water & Environment, ha come obiettivo lo studio delle aree minerarie della regione di Albasan e l’alta valle dello Shkumbin tra Librazhd e Qukës, nelle relazioni con il territorio e il suo patrimonio culturale e storico. Per molto tempo l’Albania è stata il cuore degli scambi commerciali, politici e culturali fra l’Italia e il Mar Nero. Relazioni mercantili e diplomatiche la percorrevano da una città all’altra attraverso un’importante rete stradale. Uno degli empori più rinomati era quello di Elbasan, dove già dal I secolo a.C. era sorta una grande area mercantile lungo l’asse viario principale della via Egnatia costruita dai romani fra il 146 e il 120 a.C. sotto la direzione del proconsole macedone Gaio Egnatio, da cui prese il nome, la via fu voluta dai Romani come naturale prolungamento a Oriente dell’Appia, la grande strada consolare che collegava Roma a Brindisi.

La strada romana fa parte di uno studio più ampio della regione, dove le antiche attività minerarie e l’organizzazione del territorio aiuterà a comprendere le dinamiche storico-archeologiche del territorio.

D'altra parte, la restituzione dei risultati provenienti da questa ricerca, come organizzazione dei dati e la diffusione delle informazioni sarà fornita utilizzando tecnologie geospaziali, e una banca dati dettagliata e Modellazione 3D per una migliore rappresentazione della realtà e realizzazione di strumenti scientifici per l'analisi dei dati e condivisione delle informazioni.

Il terzo filone del “Programma Albania” si sta avviando con il Laboratorio archeologico congiunto Internazionale Bienno 2020-221 “The Archeo-Minerary Heritage along the via Ignatia  (Librazhed District, Albania) - From Abandon to Recovery” da svolgere in collaborazione tra l’ ISPC-CNR (direttore dr. Lorenza-Ilia Manfredi) e la Facoltà di Scienze Applicate. Università Cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio”, Tirana (direttore prof. Fabio Capanni).

L'obiettivo del progetto è quello di creare un laboratorio congiunto che, a partire dallo studio geologico, i resti archeologici e architettonici dei siti nelle aree di Librazhed ed Elbasan (Albania), consentiranno di proporre strategie e soluzioni innovative per la valorizzazione del patrimonio archeologico di un’area mineraria in un ecosistema sensibile. Il progetto permetterà la sperimentazione di nuove strategie per riqualificare le aree minerarie smantellate di Librazhd. Il paesaggio, inteso come una stratificazione di esperienze antropiche in relazione al territorio, è centrale per l'ambiente culturale in cui si trova il patrimonio industriale. L'obiettivo principale è sperimentare l'approccio multidisciplinare e multi-criterio per la creazione di percorsi e programmi di recupero, che includano tutte le tracce di sfruttamento dei siti, dalle vene minerarie più antiche e inaccessibili ai più recenti contesti industriali.