Marocco

Nel periodo 2012-2013 è stato avviato il progetto congiunto bilaterale tra ISMA-CNR e l'Università Moulay Ismail di Meknès. Nel corso degli anni molte ricerche archeologiche e geologiche sono state condotte nell'area di Jebel Aouam; Oulmes; Tayadirt; El Gour, Ait Ammar, Beni Mellal, Tabaroush, Imiter, per individuare i bacini minerari del Marocco con tracce archeologiche di antico sfruttamento.

La miniera di Aouam si trova 120 km a sud di Meknés sulla cosiddetta "strada delle miniere": la sua fortezza di 27 ettari ha restituito molti frammenti di ceramica legati alla produzione di metallo e molte scorie di diverso tipo. Dall'inizio delle prospezioni, è sembrato essere il sito più importante da indagare: nelle aree interne di Ighram Aousser sono state rilevate molte importanti tracce di estrazione e trasformazione dei metalli dall'era preistorica (ad esempio strumenti di pietra e molti scarti di lavorazione di epoca neolitica). Tuttavia, la fase più imponente di sfruttamento risale all’era almohade. I resti della fortezza sono datati al IX-XII secolo d.C., ed è possibile immaginare che, durante l'intera vita del sito, siano state estratte oltre 250.000 tonnellate di metalli (in particolare ferro, piombo e argento galena).

Nel circuito murario della fortezza, in alcuni punti conservato per 3,5 metri, sono presenti almeno due porte visibili. Quello orientale è una tipica porta a gomito, dove è ancora possibile riconoscere la scala che conduceva al percorso sopra la muraglia. Nella parte sud-orientale delle mura si trova la cosiddetta “cittadella” anch’essa cinta da mura e la cui funzione è ancora parzialmente sconosciuta. Il primo scavo archeologico è stato effettuato nel settembre 2014 nella parte nord-orientale di quest'area, nel settore sud est della fortezza, al fine di comprendere il rapporto tra le mura esterne e quelle che proteggono la cittadella. In questo modo è stato possibile identificare una torre angolare al di fuori del perimetro interno. L’interro rimosso era costituito da soli tre strati tra cui uno di abbandono ed uno molto spesso di crollo che copriva strutture di grandi dimensioni conservate per un’altezza tra 1 e i 2 metri pertinenti ad una torre angolare esterna al circuito delle mura della cittadella riutilizzate in epoca almohade come fondazione del muro di cinta della città fortificata. Sono state, inoltre, rinvenute tracce di un grande focolare legato probabilmente alla lavorazione del minerale grezzo come sembra potersi evincere dalla presenza di ceramica da fuoco con forti tracce di bruciato e di scorie. Le indagini svolte hanno confermato l’importanza del sito di Ighram Aousser come centro di un’area interessata da attività di vario genere: estrattive, di smelting, di fusione e di produzione di ceramica ad uso delle attività minerarie almeno per tutto il periodo medioevale dal IX-XII sec. d.C.

Nel settembre 2015 la campagna di scavo si è svolta sul versante meridionale della cittadella, dove le prospettive del 2013 avevano già evidenziato la presenza di un arco. Lo scavo ha messo in luce una struttura composta da un arco a tutto sesto di raggio di 68 cm e pilastri con ricorsi alternanti composti da un blocco unico lungo (circa 60 cm) e da due più piccoli (di circa 25 cm), regolarmente messi in opera. I conci sono di forma poco regolare e sono disposti a secco o con malta di terra, mentre sui pilastri queste sono ben squadrate ed hanno uno spessore poco variabile compreso tra i 14 ed i 18 cm e sono messe in opera con una malta compatta grigia allettata per uno spessore di circa 3 cm. L’arco si ammorsa sulla cinta della cittadella con blocchi poco regolari sia per taglio che per disposizione e legati da una malta di terra poco coerente. Questo muro rispecchia per tecnica di costruzione muro settentrionale della cittadella messo in luce nella campagna del 2014. È stata effettuata inoltre effettuata una pulizia della struttura all’esterno della porta, verso sud, e da cui è emersa la presenza di due pilastri, forse contrafforti dalla forma rettangolare.

Nell'angolo S / W del quadrato di scavo è stato scoperto un focolare con frammenti di ossa animali, carboni e vasellame per il fuoco. Questa scoperta suggerisce una rioccupazione generale del punto sopra lo strato di distruzione delle antiche strutture. Sono stati individuati e catalogati 626 resti animali, tra i quali è risultato dominate la presenza di ovicaprini, ma anche cani e cavalli. Sono risultati rari i resti di animali selvatici. Gli esami sugli ossi sono stati eseguiti dall’Università Mullay Ismail di Meknés.

Durante le diverse fasi dello studio è stato possibile raccogliere dati per la mappatura SIG dell'area e campionare materiali archeologici, scorie e minerali per l'analisi dell'archeometria dell'Università di Roma La Sapienza. Grande attenzione è stata data alla ceramica e ai materiali metallici, analizzati con XRF, SEM-EDS, PIXE, ICP-MS; XRD e divisi in base al loro luogo di scoperta: fortezza, miniere, scorie colline. In realtà, le scorie si sono rivelate di grande interesse, perché è stato possibile identificare e distinguere scorie riferibili a processi di sfruttamento e scorie da processi di fusione.